Preparazione e partenza

D’abitudine, per me, partire non rappresenta un problema o un cruccio. Dal momento che tutta la mia via è un partire ed arrivare, la partenza di per sé non mi crea uno stress e non mi mette ansia.

Anni di continue partenze e arrivi, di organizzazione di viaggi e di eventi, di preparazione di imprese e di exploit, uniti alla continua pratica di sport attivi o di discipline estreme, hanno plasmato il mio carattere già naturalmente tranquillo ed hanno fatto si che diventasse ancora più rilassato ed imperturbabile.
Questo non significa, che io sia insensibile, oppure che non provi emozioni. Anzi, l’eccitazione, la soddisfazione, l’attesa, le scariche di adrenalina, le preoccupazioni e le attenzioni che scaturiscono dal preparare qualunque tipo di evento, dalla semplice passeggiata in montagna, al più estremo degli exploit, rappresentano il sale de il pepe della vita e senza di essi, non saprei come vivere.

In questo raid con la Tango, ho avuto l’occasione di provare l’emozione, non dimenticata, ma distante nel tempo e nei ricordi, procurata della partenza per un viaggio in solitaria. Una specie di vacanza a tu per tu con la natura, con i luoghi e con la gente, in simbiosi con il mio mezzo di trasporto. Nessun cliente, nessun compagno di viaggio fisso, alcuni tratti da solo, altri in compagni, per un po’, fino al tratto successivi, dove, forse, incontrerò qualcuno o forse no.
Sensazioni di altri periodi della mia vita, di quando ero giovane e partivo, con la moto, con il fuoristrada o con il furgone, verso, mete sconosciute, senza programma e con pochi soldi, con la voglia di scoprire il mondo e con una inesauribile sete di avventura. Bello, molto bello tutto questo, mi auguro di poter continuare a provare questa sensazione altre volte nella vita. Spero che uno stato d’animo simile, prenda possesso dei miei clienti, alla vigilia dei viaggi in cui li accompagno, sarebbe magnifico. Chi non sa o non può provare queste sensazioni, a mio avviso, è molto sfortunato; ma attenzione le sensazioni non devono scaturire in maniera proporzionale alla difficoltà del viaggio; è bello riuscire ad emozionarsi per ogni tipo di viaggio ed in base alle proprie attitudini ed aspettative, senza una scala di valori assoluta, ma anche senza preclusioni e preconcetti.

Dal punto di vista tecnico, quello che non tiene conto di sentimenti ed emozioni, prima della partenza, non ho fatto nulla di particolare. Mi sono limitato a prenotare il traghetto di andata e quello di ritorno, lasciando le date flottanti, proprio per non avere vincoli e limitazioni. La mia posizione di agente di viaggio, in questo frangente, mi è stata ovviamente di grande aiuto e mi ha fornito qualche piccolo privilegio, oltre ad un innegabile vantaggio economico.
I documenti ed i visti erano già tutti pronti e quindi, l’unico sforzo particolare che ho dovuto affrontare, è stato quello di prendere Toyota e rimorchio, raggiungere la sede dell’importatore italiano Rieju in provincia di Bologna e provare la tanto attesa motoretta, dopo aver scelto con cura il punto di attacco e di appoggio delle due borse flosce che avrebbero contenuto, durante il viaggio, il mio piccolo bagaglio da motocowboy, le stesse che utilizzo in bicicletta.
Anche le cartine, le mappe, il gps ed i permessi locali, non sono stati un problema; sia il mio ufficio, sia la mia casa sono colmi di libri e cartine di tutto il Pianeta, per le quali nutro una passione che rasenta l’ossessione.
Inoltre conosco molto bene la maggior parte dei paesi che contornano il Mare Mediterraneo ed ho trascorso lunghi periodi della mia vita in molti dei luoghi che il viaggio mi porterà a toccare, non ultimo il Sud della Tunisia, in cui ho un piccolo ufficio…tutto semplice e facile, quindi.

Anche se volutamente non avevo fatto un programma vero e proprio e se intenzionalmente, nei paesi attraversati, avrei scelto zone poco conosciute, avrei comunque “giocato in casa”.
Però, proprio perché ogni viaggio è comunque sempre un’avventura, come è giusto che sia, ho avuto, all’inizio, un bel po’ di problemi, che mi hanno costretto ad inventare, modificare ed agire, per risolvere la situazione. Nulla di gravissimo, una semplice sequenza di problemi meccanici, che mi hanno rallentato, costringendomi a cambiare parte dei miei desideri ed insegnandomi, o meglio ricordandomi, che l’imprevisto è sempre in agguato e per quanto ci si fidi di qualcuno, …è sempre meglio controllare ogni cosa personalmente.

Infatti, la piccola Rieju Tango 250, arrivata dalla Spagna apposta per me, era stata consegnata all’importatore, che nell’intenzione di fare le cose nel migliore dei modi ed in linea con la correttezza e la cortesia personale, e professionale, che lo contraddistinguono, l’aveva affidata alle cure di una officina specializzate, nell’intento di prepararla per l’impegnativo raid che avevo programmato.
In previsione di lunghi tratti di trasferimento e di tecniche piste sahariane, considerando una previsione di oltre cinquemila chilometri ai limiti del clima terrestre, in ogni condizione di temperatura, viaggiando di giorno e di notte, una buona messa a punto, sarebbe stata auspicabile.
Dal momento che, in attesa dei documenti di circolazione e della relativa immatricolazione, avevo provveduto a portare a casa la moto sul rimorchio, mi ero limitato a percorrere poche decine di metri all’interno del cortile e della strada privata di casa mia girando tra le piante del giardino e la stalla dei cavalli. Confidavo ciecamente nella perizia del preparatore…errore gravissimo!

Attaccata la targa alla moto già “bardata da viaggio”, fatta una foto nel cortile e poi via verso Sud, in uno splendido pomeriggio di sole di inizio estate.
Ricorderò per sempre la pessima sensazione, che mi pervase dopo poche centinaia di metri: la sostituzione di getti e carburatore, per migliorare l’erogazione, probabilmente erano state fatte “al banco”, così come le altre piccole modifiche, senza poi averle veramente provate su strada, causando di fatto un rifiuto del motore a funzionare entro regimi di rotazione logici per la marcia su strada…e questo era solamente il primo di molti altri problemi, che affliggevano la piccola moto e che minacciavano seriamente la riuscita del mio progetto.
Infatti, dopo pochissimi chilometri, perderò la protezione del tubo di scarico attaccata approssimativamente, bruciando la mia tuta antipioggia preferita, scoprirò, la notte stessa, che il fanale, così posizionato, non avrebbe potuto illuminare il manto stradale e con i registri in dotazione, non sarebbe stato possibile regolarne l’angolazione a sufficienza.
Tutte cose in un certo senso marginali, fastidiose e irritanti pensando alla situazione in se stessa, ma sorpassabili; mentre il problema della carburazione, era davvero serio.

La moto “singhiozzava” e non riusciva a percorre re più di quattrocento metri senza fermarsi del tutto, ma anche in quei pochi metri, era impossibile salire di giri e la velocità massima, in quelle condizioni, si attestava sui trenta o quaranta chilometri orari stimati.
Dico stimati, perché il montaggio del kit che rende la Tango una enduro anziché stradale o motard (la Rieju Tango è una delle poche, se non l’unica moto del mondo, che è possibile personalizzare ed assemblare con un montaggio a richiesta secondo alcune decine di combinazioni, cambiando tra l’altro, mascherina, faro, sella, ruote, pneumatici, fanali, parafanghi, strumentazione e colori), era stato effettuato sbagliando le impostazioni di base della strumentazione e del computer di bordo, che non essendo in grado di leggere i dati relativi al diametro dei cerchi ed alla dimensione dei pneumatici montati, forniva indicazioni fasulle.

Dopo un rapido scambio di telefonate nervose e un po’ concitate con il sempre disponibilissimo Mirko (Signor Torri direttore di Rieju Italia) che mi seguirà per tutto il viaggio sul computer e con il cellulare personale, decido di ritornare sui miei passi, di acquistare una serie di getti da un amico ricambista, e di iniziare a lavorare nel garage di casa.
Dopo un paio d’ore di febbrile lavoro e di tentativi vari, decido di partire con lo strumento fuori settaggio, con un getto che più o meno funziona, con la moto che va a strappi sia per motivi di motore sia per motivi di frizione e con la batteria gravemente danneggiata, da un corto circuito dovuto ad un errato montaggio, avvenuto durante il già citato, infausto intervento di “messa a punto”.
Credo sia inutile descrivere il mio disappunto per l’accaduto, chi mi conosce, sa con quanta determinazione, posso aver lavorato per riparare guasti e quanto io mi sia alterato nei confronti dell’incompetenza del meccanico che ha eseguito i controlli.

Chi conosce il simpatico Mirko, non ha difficoltà ad immaginare quale sia stata la sua reazione nei confronti del personaggio in questione.
Probabilmente (e queste sono mie personali supposizioni), il capo officina della ditta incaricata del lavoro, visto il tipo di moto, deve aver negligentemente sottovalutato la serietà del progetto, affidando la Tango alle mani di qualche inesperto apprendista d’officina, che svogliatamente e senza competenza ha realizzato un lavoro esteticamente valido, ma tecnicamente orribile, senza poi aver provato il tutto.
Comunque, come sempre, sono i risultati che contano e questi erano pessimi!

Per fortuna, la Rieju 250 è una motoleggera semplicissima da gestire e da riparare; dopo venticinque anni di professione e trentasei di passione, su di un mezzo del genere, posso effettuare qualunque tipo di intervento, semplicemente sporcandomi un po’ le mani ed impegnando qualche ora del mio viaggio.
In questa prima parte del tour, cercherò di viaggiare di giorno e di evitare i luoghi trafficati e gli ingorghi, dove le necessità imposte dalla circolazione di molti mezzi, obbligano a frequenti stop e conseguenti partenze, mettendo a dura prova la mia pazienza ed il controllo di un mezzo così male assemblato.
Nel frattempo la moto parte solo con la pedivella, ricordandomi sensazioni che avevo dimenticato da quando avevo venduto il TT 350, ma per fortuna, la compressione di questo duecentotrenta centimetri cubici, non è così difficile da vincere; ovviamente di indicatori di direzione ed avvisatore acustico, neanche a parlarne.

Finalmente, dopo due giorni di tentativi, fatti sostituendo registri, getti, fascette, viti, dadi e bulloni che tengo in tasca al posto delle caramelle, ottengo la giusta regolazione dei vari elementi.
La carburazione è quasi perfetta, la frizione funziona discretamente ed ho realizzato qualche modifica artigianale, che interessa i motociclisti più esperti e curiosi che incontro in questa prima parte di viaggio (ho dei cunei di legno sotto il fanale e dietro la mascherina, ho del tessuto ignifugo sul tubo di scarico legato con il filo di ferro, ho soffocato il recupero dei gas di scarico con una flangia metallica a vite, ecc.).
Certo avrei preferito visitare l’Italia, piuttosto che officine, ricambisti e ferramenta, però poteva andare peggio.
Però, considerato il tipo di prova che sto per affrontare, decido che lo strumento di bordo mi serve e mi è indispensabile, sia per motivi di sicurezza (conoscere la propria autonomia e la distanza percorsa, nel deserto è imperativo), sia per motivi di lavoro ( velocità e chilometraggio, sono fondamentali per un serio rapporto da inviare al costruttore ed ai partner).
Quindi, mi accordo per ricevere il prezioso strumento in una cittadina del Lazio, dove un conoscente, meccanico di elicotteri, mi aiuterà a fare un po’ di lavoro sul mezzo, in un paio di ore di sosta presso un meccanico di moto locale.

Visto che la spedizione si deve fare, mi farò inviare anche i pezzi che avevo perso, la nuova batteria ed alcune altre piccole cose.
Ovviamene, è stato necessario cambiare un po’ il percorso ed il programma, ho dovuto sostituire i biglietti del traghetto, mi è stato necessario coordinare l’invio dei ricambi tra la Riaju, l’importatore italiano, il mio ufficio ed il luogo in cui mi trovavo, ho dovuto spendere un po’ di denaro e farne spendere un po’ ad altri, ho dovuto chieder favori vari, ma anche questo fa parte dell’avventura.
Comunque, dopo l’intervento, tutto è filato liscio, fino al termine dell’impresa, dimostrando la validità del progetto e la robustezza della piccola moto.
Finalmente si riparte e questa volta, a tutto gas!

I'am social