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La moto che vorrei (sogni e follie ad occhi aperti)

Dopo aver  raccontato di luoghi e di motociclette, di incontri e di strade, di viaggio e di soste, è giusto che ci si aspetti da me, una dichiarazione “ufficiale” sul mezzo dei miei sogni, la moto che vorrei!

Ho criticato liberamente e senza mezzi termini la produzione passata e presente, ho volutamente e provocatoriamente preso un po’ in giro utenti e produttori del mondo delle due ruote motorizzate.
Ma quale è la moto che vorrei per me?
Se fossi ricchissimo, quale mezzo mi farei costruire?
Se avessi la bacchetta magica e potessi andare da un costruttore per modificare a mio piacimento una moto, da chi andrei e in quale mezzo, opererei la magia?
Dopo tante chiacchiere, mi tocca dichiarare le mie fantasie “allo scoperto”!

In teoria, lo si è già capito, vorrei una moto abbastanza leggera, tra i cento ed i centocinquanta chilogrammi reali, con una cilindrata compresa tra i duecentocinquanta ed i seicentocinquanta centimetri cubi, con un motore monocilindrico quattro tempi, semplice ed affidabile, quindi senza elettronica e raffreddato ad aria; desidererei avere consumi ridotti, che mi consentano centocinquanta o meglio duecento chilometri di autonomia, con un serbatoio normale; sarebbe d’obbligo una sella comoda e bassa, così come sarebbero necessari dei freni validi e polivalenti, in grado di arrestare la moto su asfalto in tempi accettabili, senza bloccare troppo nel fuoristrada impegnativo.
Completerebbero la moto ideale, un reparto sospensioni confortevole su strada e divertente “nel brutto”, un impianto di illuminazione valido per le “notturne”, un portapacchi robusto ed infine la possibilità di trasportare occasionalmente un passeggero.
La velocità di crociera ottimale, dovrebbe essere di circa cento – centoventi chilometri orari, con una punta di centotrenta – centoquaranta; il tutto supportato da un cambio a sei rapporti e dalle ruote da ventuno e diciotto pollici, con le quali si potrebbe andare ovunque.

Come ho già accennato, io posseggo cinque moto con cilindrate comprese tra i duecento ed i mille centimetri cubici, tutte entrofuoristrada, senza nessuna moto specifica, tipo race, motard, trial, cross, pista, ecc., però nel momento in cui decido di intraprendere un viaggio, la scelta è sempre difficile…!
Un Beta Alp 4.0, più adatto ai lunghi tragitti ed una componentistica meno economica; una Kawasaki KLX 250 con un motore più grosso e potente; una Honda Easy Enduro 230 più moderna e veloce; una Yamaha Tenerè con mezzo quintale di meno e la ruota da diciotto pollici al posteriore; una Suzuki DR 400 Z raffreddata ad aria, con sei marce e dieci centimetri di altezza sella in meno; una Yamaha 250 WFR con cento centimetri cubi in più nel motore ed una sella più bassa; una Suzuki 650 DR son sei marce ed una “piccola cura dimagrante”; una vecchia Honda XR 400 più adatta ai viaggi, (però c’era la XL 350…); un KTM 690 con più sterzo, meno chili e magari di soli cinquecento centimetri cubi; una Husquarna 630 più piccola ed agile,però così sembra adatta ai viaggi più lunghi, mi piacerebbe provarla seriamente…difficile decidere, però, visto che si tratta di un gioco, di un puro esercizio di fantasia, si può esagerare e continuare a sognare.

Ritornando, invece, al passato, e pensando alle moto che ho avuto, ricordo tre moto che difficilmente potrei dimenticare: la Yamaha TT 350, che era perfetta, un po’ ammodernata e con l’avviamento elettrico, sarebbe eccezionale ancora oggi, la Suzuki DR 500 SA, quella allestita dall’importatore italiano con serbatoio maggiorato e parafanghini supplementari, rivista oggi con avviamento elettrico, freni a disco e impianto elettrico a dodici volt, mantenendo le stesse quote di peso e altezza, sarebbe ottima per un motocowboy, ed infine la Suzuki 600 DR, alle quale mancavano soltanto sospensioni migliori, tipo quelle della più nuova 400 per essere perfetta, tant’è che alcuni miei clienti la usano ancora oggi, nelle varie cilindrate proposte all’epoca (600-650-350) per gli impegnativi raid africani, e per il turismo al lungo raggio.
Però torno a dire che la Alp 4.0 monta quel motore ancora oggi e la Kawasaki 250 KLX manca solo di un po’ di cavalleria…
Io aspetto fiducioso ed alle prossime notizie di “ritorno al futuro” da parte di qualche costruttore, correrò velocemente dal concessionario più vicino!

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