Ad un certo punto, vedo che stiamo per imboccare una strada sbagliata, lascio correre e iniziamo un divertente giro continuo che ci riporta per tre volte nello stesso luogo. Vanno come dei forsennati e in mezzo a quelle viuzze e con il traffico locale, non riesco a sorpassare la testa del branco. Al terzo passaggio la situazione diventa comica e un anziano del posto ci fa cenno con la mano per chiederci se siamo impazziti. A me scappa da ridere e nel frattempo ci raggiungono e si accodano a noi una serie di motorini, automobili e personaggi vari, che formano un chiassoso drappello di appendice a questa nostra simpatica “banda di disperati”.
Finalmente si fermano e riesco a parlare, ci chiariamo, li rimetto nella giusta direzione e mi viene confermato che il gps ha fatto le bizze e che ora hanno la situazione in mano.
Partiamo alla volta della valletta che diventa un sentiero di montagna, luogo che conosco benissimo, apro il gas e supero tutti, ma ormai siamo su di stradina strettissima e sulla quale è difficile l’inversione, mi fermo e concordo di andare avanti verso il punto più largo, così approfitterò dell’errore di navigazione, per farmi sfilare innanzi il gruppo e fare qualche bella ripresa in ambiente suggestivo.
Resto sbalordito e senza parole, quando dopo avermi superato, il gruppo continua e si infila nel bivio sbagliato. Balzo in sella e li raggiungo, ma ormai siamo arrivati su di una mulattiera difficile dove i sassi smossi mettono in difficoltà le grosse moto da oltre 200 kg.
Aiuto alcuni a fare inversione e a scendere su quella che diventa una discesa insidiosa e impongo a tutti di aspettare sullo spiazzo sottostante, per evitare guai ulteriori.
Troppo tardi, ad attenderci c’è un mezzo della polizia in assetto antisommossa, con sopra due agenti più stupiti e preoccupati che decisi a redarguirci. Chiedono del capogruppo ed arrivo da loro prontamente. Mi spiegano quanto già sapevo: la zona è vietata ed considerata molto pericolosa, perché in quella valle, tempo fa, è stato ucciso dall’esercito il più pericoloso terrorista tunisino, che aveva forti legami con la popolazione locale, quindi, secondo loro, sono frequenti gli attacchi alle persone non del luogo e alle forze dell’ordine.
Proprio per questo loro ci scorteranno fuori dalla valle aprendoci la strada, ma ci pregano di andare il più forte possibile. Per fortuna nessuno del gruppo parla l’arabo o il francese e quindi traduco soltanto ciò che mi sembra più opportuno per evitare inutili preoccupazioni.
Si parte in carovana dietro al 4×4 blindato e la velocità sostenuta, con tanto di lampeggianti e a tratti con le sirene spiegate diverte tantissimo il gruppetto ignaro di quanto realmente stia accadendo.
Arrivati nel villaggio di fronte alla caserma, tutti pesano di partire verso nuovi orizzonti, ringraziando il comitato di benvenuto, invece spiego, in parte, la gravità della situazione e anche il fatto che ci troviamo in stato di fermo. Le autorità faranno le foto a noi, alle targhe e ai documenti e trasmetteranno il tutto a chi di competenza. Per fortuna il comandante della stazione esce dall’ufficio e mi riconosce, mi abbraccia sorridendo, racconta a tutti di quando abitavo in zona e accompagnavo turisti in montagna e nel deserto e poi mi chiede come sia possibile che un uomo con la mia esperienza sia finito in quel luogo dimenticato da Dio e per di più con quelle moto così inadatte alle mulattiere…!
Mi vergogno come un ladro e mi sento come un bambino sorpreso a combinare guai, non è tanto la possibilità di perdere il privilegio di accompagnare turisti senza l’ausilio di accompagnatori locali, che mi indispettisce, quanto l’aver mancato così stupidamente di rispetto a chi mi da piena fiducia da decenni; sono proprio uno stupido, ma così è la vita.
Lascio la lista dei partecipanti ed il modulo del percorso prefissato al commissario, che gentilmente “ci mette a disposizione” una pattuglia che ci scorterà fino a Gafsa sulla strada più logica, quella che per noi è la più noiosa e che ci fa allungare di un’altra ora il già lungo ritardo sulla tabella di marcia. Ben ci sta!
Fulmino con un ordine perentorio, che non ammette repliche, chi sostiene di conoscere una scorciatoia, aggiungendo che ne conosco almeno dieci, ma che non desidero passare il resto del soggiorno a spese dello stato in una cella tre per tre!
Partiamo ancora una volta con la polizia davanti e purtroppo vedo subito che la Toyota degli agenti ha lo pneumatico posteriore destro molto sgonfio. Li sorpasso e segnalo la cosa, ma ormai si stava già per incendiare. Gentilissimi, rifiutano ogni aiuto e ci invitano a proseguire, perché è tardi e arriveremo a Tozeur al freddo e al buio.
Viaggiamo senza altre avventure fino all’hotel, dove ci sistemiamo e durante la cena completo il sermone con i particolari tralasciati lungo la strada. Non credo che da domani ci saranno più motivi per ribadire e puntualizzare ruoli, programmi e situazioni. Anche questa è l’avventura. Al fine di non destare preoccupazioni inutili, sottolineo, però, che sono certo di non aver corso rischi seri. La popolazione di quella valle è adirata con lo stato e si narra che abbia teso imboscate a poliziotti e militari, mentre in passato, viaggiando da solo quando abitavo in zona ho potuto constatare più volte la loro gentilezza nei confronti di uno straniero italiano.